— Roberto Bettega. —
Se solo si potesse fermare il tempo. Se solo ci si potesse rendere conto appieno del momento magico in cui vivi, allora persino il trascorrere frettoloso del tempo si vivrebbe senza rimpianto. E’ la legge che impone la vita fin dal momento in cui nasciamo, cresciamo, corriamo, cadiamo, ci rialziamo, e intanto invecchiamo tra cose giuste e altre fatte in modo sbagliato. Nel calcio come in altri ambiti, il percorso dell’umano è lo stesso e non sfugge alla legge tracciata per noi fin dalla nascita. Roberto Bettega, Bobby Gol, compie 70 anni. Un bel traguardo per tutti, un momento in cui affiorano i ricordi, soprattutto per il calciatore che fu l’emblema della Juventus e della Nazionale. Ricordi ingialliti dal tempo ma mai dismessi malinconicamente come un abito non più indossato. Sì, perché quelli di Bobby Gol sono stati anni in cui il successo si è alternato alla parabola della sua vita che repentinamente è andata in discesa, quando è stato frenato, prima da una grave infezione polmonare e poi da un brutto infortunio che ne hanno limitato la carriera proprio nel suo momento migliore. Un destino che gli è toccato tra capo e collo, proprio quando aveva fatto l’abitudine ad alzare le braccia al cielo dopo avere fatto gol, i tanti 178 gol segnati nella Juventus, che lo pongono al terzo posto nella classifica della Vecchia Signora, dopo Del Piero e Boniperti. In maglia azzurra è stato protagonista con 19 gol in 42 gare disputate. Erano gli anni dei grandi bomber che dovevano lottare tutte le domeniche con le strette marcature degli stopper avversari. Storie di un calcio ormai riposto nei cassetti dell’armadio con la naftalina per non essere intaccati dalle tarme, giusto per la speranza nella legge dei corsi e ricorsi storici che spesso ci fa ritornare da dove siamo partiti. Ma gli uomini e i campioni passano, mentre ritrovano magari con gli anni un altro significato di vita che non si riflette più sul mondo del pallone giocato, ma che, magari, fa scoprire nuovi orizzonti personali. E poi c’è quella dolce malinconia dei ricordi di campo e quelli di scrivania dirigenziale passati sempre nella Juventus assieme a Moggi e Giraudo. Momenti sì e momenti no, si sono alternati nella vita di Bettega come un destino segnato, stabilito per lui come in ognuno di noi. Tra Gigi Riva, Paolo Rossi, Boninsegna e Paolino Pulici avrebbe potuto giocarsi il ruolo del più forte attaccante del calcio italiano di allora, ma come detto, mille vicissitudini si sono intersecati alla sua vita professionale e umana. E ci sembra ancora di vederlo il Bobby Gol che fa coppia con Pietro Anastasi per completare l’attacco di quella Juventus di allora, in cui l’Avvocato Agnelli e il presidente Boniperti seppero dare un’impronta di squadra dal grande carisma, scegliendo giocatori in grado di far volare in cielo il tifo bianconero. E in cielo spesso ci andava Roberto Bettega, quando si alzava da terra e volava per colpire la palla di testa e fare gol, per poi ritornare sul prato verde del Comunale di Torino per abbracciare i compagni. Momenti che presumiamo siano sempre vividi nella mente e nello sguardo di questo calciatore dal fisico ben pronunciato, del quale i telecronisti argentini durante i mondiali del ’78 declamavano i suoi gol con quel “Cabeza de Bettega” che era tutto dire. Sono passati tanti anni da allora. E oggi che Bobby Gol ha raggiunto l’età di 70 anni, pensiamo che quel soffiare le candeline sulla sua torta bianconera abbia nascosto un pizzico di malinconia di quel tempo mai fermato e che oggi è solo più un ricordo. Un piacevole ricordo!
Salvino Cavallaro